• Primi giorni con Copilot: alcune riflessioni

    Per la prima volta nella mia vita in questi giorni mi sono ritrovato in aula a fare lezione su Word ed Excel.

    No, non è una crisi di mezza età. Il mio percorso di facilitatore sull’AI generativa mi ha portato, inevitabilmente, sulle tracce di Copilot.

    Anche se Microsoft lo propone ormai già da qualche mese, a mio avviso è ancora lontano dall’essere una versione 1.0 pienamente matura. Troppo lento e instabile per rispondere all’aspettativa (o illusione?) diffusa di un’AI “office-ready”, in cui basterebbe premere un bottone per ottenere immediatamente risultati impeccabili.

    Tuttavia, credo che la strada sia tracciata. Copilot è il principale candidato per diventare l’AI di massa, grazie a tre fattori chiave:

    1. è integrato nei software più utilizzati quotidianamente
    2. Microsoft ha una solida presenza sul mercato italiano ed europeo
    3. sfrutta la tecnologia avanzata di OpenAI.

    Ma lo scenario che immagino per il futuro è molto diverso da quello attuale.

    Prevedo dashboard e assistenti AI personalizzati, magari creati in autonomia dagli stessi utenti con strumenti no-code, allineati all’ecosistema IT aziendale. Non la copia sbiadita di ChatGPT che è Copilot in questo momento.

    Se guardo prodotti ancora in fasce come Copilot Studio e Power Automate mi pare che questa sia anche la visione di Microsoft, ma ci vorrà tempo.

    Marc Benioff, CEO di Salesforce, ha recentemente paragonato Copilot a Clippy, il famigerato assistente a forma di graffetta che infestava Office nei primi anni 2000. Una provocazione che ha anche un motivo commerciale: Benioff deve promuovere il suo Agentforce. Questo rafforza ulteriormente l’idea che siamo ancora agli albori di una trasformazione importante.

    L’intelligenza artificiale per la produttività personale è una rivoluzione in arrivo: prepariamoci a grandi cambiamenti. Nell’attesa, ho chiesto a Midjourney di immaginarsi un Clippy del futuro.

  • Scienze della Comunicazione, trent’anni dopo

    Il 12 ottobre 1994 ero una delle 150 matricole sui banchi ad ascoltare Umberto Eco che teneva la lezione inaugurale del corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Bologna.

    Tre sue frasi in particolare risuonano ancora nella mia mente da quel giorno, più o meno così:

    1. “Se vi chiedono che lavoro farete da grandi, rispondete che il vostro lavoro ancora non esiste. Lo inventerete voi, e tornerete qui a spiegarcelo.”
    2. “Cultura non è conoscere tutte le risposte a memoria, ma sapere come andarle a cercare.”
    3. “Il bravo studente non è quello che prende sempre 30. È quello che prende 28 perché dedica del tempo a vivere Bologna, le biblioteche, i cinema, le osterie.”

    Bonus track: dalla sua voce quel giorno sentii pronunciare per la prima volta una parola misteriosa e affascinante, “internet”.

    Sabato scorso una buona parte di noi si è ritrovata a Bologna per celebrare il trentennale, con tanto di cartonato del nostro Prof. Ciascuno con la propria vita spiegazzata nella tasca, tutti con le sue parole ancora vive nella testa.

  • Facebook vs. the Australian government: a dispute that could reshape the history of the web

    On February 15, 2021, the Australian government issued the News Media and Digital Platforms Mandatory Bargaining Code: the first law initiative in the world that commands tech giants to pay a fee to publishers for sharing news on their online platforms. Facebook’s reaction, effective February 17, has been to block all news content coming from Australian publishers, either for viewing or sharing.

    According to Lenore Taylor of The Guardian, “Facebook is gambling Australia can’t live without it.” In light of all the controversy regarding Mark Zuckerberg’s company history records concerning hate and fake news, such a decision looks contradictory, to say the least. Her incitement: imagine if we prove Facebook’s wrong!

    Damien Cave of the New York Times warns that, with this move, Facebook is blocking content from government agencies, nonprofits, and political candidates too.

    World Wide Web inventor Tim Berners-Lee is worried that this law might make the web unworkable around the world, as it questions the web’s fundamental principle of free-linking.

    🇮🇹 The best roundup article in Italian so far is that by Paolo Fiore (AGI).

  • President-elect Joe Biden and the real power of data visualization

    We have all anxiously followed the dramatic head-to-head between Trump and Biden, played on the thread of votes and poisons. Of all the infographics I went through in the newspapers and online, I was struck by the States’ choropleth maps that show counties colored in blue or red depending on the party that collected the most votes. See, for example, the maps on the New York Times, or on Repubblica.it.

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